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Un anello a pedali fra il Po e la Palude di San Genuario

In bici         Elevato interesse: flora Elevato interesse: fauna Elevato interesse: panorama 

    San Genuario, “isola di natura nel mare a quadretti”. Il mare della risaia, che fra aprile e giugno (periodo di allagamento) offre la possibilità di “navigare” in un ambiente di grande suggestione. Un paesaggio unico: giochi di luce, riflessi a profusione e, meteo permettendo, il Monte Rosa, bianco di neve all’orizzonte, o riflesso negli specchi regolari dei campi di riso. Ma non di solo paesaggio si tratta: dopo secoli di attività le risaie sono divenute un ecosistema, un habitat del quale approfittano specie varie, a partire dagli uccelli. E pedalare fra voli di aironi e garzette è davvero una bella esperienza. L’itinerario ad anello suggerito si snoda nell’area risicola fra Crescentino e Trino. Un percorso facile, di accettabile lunghezza, adatto a tutte le gambe.
    Con partenza da Crescentino si collega la Palude di San Genuario e Isola Santa Maria, sulle rive del Po. La zona è interessata dal Progetto VENTO, dorsale cicloturistica da Venezia a Torino che ha come riferimento l’asta fluviale del Po.
    Salvo brevi tratti “urbani” non si seguono piste ciclabili in senso stretto, ma sterrate di servizio ai campi e provinciali di scarso traffico, in particolare nei giorni festivi. Uniche eccezioni i brevi tratti sulle SP 107 e SP 2 in entrata e uscita da Crescentino.

    Parte prima: da Crescentino alla Palude di San Genuario
    Si parte da Crescentino, dalla piazza Garibaldi, e ci si dirige a centro abitato lungo via Mazzini, senso unico con l’eccezione delle biciclette. Si attraversa per intero l’abitato in direzione nord. Passata la ferrovia, alla prima rotatoria si prosegue nella stessa direzione sulla SP 2 in direzione di Livorno Ferraris (a destra va la SP 1, nota come “Strada delle Grange”, in direzione di Vercelli). Dopo un chilometro si lascia il traffico (non intenso) della provinciale per svoltare a destra nella tranquilla strada San Grisante, verso la vicina località omonima. Passata la borgata la strada divaga a oriente e intorno appaiono le prime risaie. A settentrione sfilano le Pennine, con il Monte Rosa signore dell’orizzonte. Una presenza autorevole, in grado di compensare l’invasiva presenza delle torri della centrale di Leri.
    Attraversata (con cautela) la SP 1 “delle Grange” si giunge a San Genuario, frazione di Crescentino. All’ingresso dell’abitato si svolta a sinistra in via Massaua e quindi in via Ferradini, giungendo così al lato opposto del borgo. All’altezza della cappella del cimitero (pannello della Ciclovia del Po) si prosegue in direzione est su strada Costa. L’asfalto è sostituito da un fondo meno scorrevole, ma l’ambiente offre spunti di maggior naturalità, con zone di canneto e stagni e conseguente possibilità di osservare l’avifauna. Superato il campo pozzi dell’Acquedotto di Trino si passa su sterrata (il percorso coincide ora per un tratto con l’itinerario “pedonale”).
    Superato il vecchio Mulino Carotole alla vicina sbarra si lascia la strada principale (diretta a Fontanetto) e si svolta a sinistra.
    Si giunge così a un bivio alla confluenza di due canali. Il bivio è l’occasione per una breve “variante” lungo l’itinerario “pedonale”. Ci si dirige così a sinistra lungo la strada principale che costeggia il canale detto “Cavo delle Apertole”, un canale di risorgiva degno di nota per le buone condizioni di naturalità. Seguendolo si costeggia a sinistra il laghetto Verteillac la cui superficie è vivacizzata dalla presenza dei nannufari. Passato un vasto canneto, dopo una svolta si può continuare a seguire il canale a sinistra tra i campi, giungendo così al luogo di risorgenza: la polla della “Fontana delle Apertole” Tornati al bivio si attraversa il ponte sul canale e si cambia direzione svoltando a sinistra sulla pista secondaria che costeggia un altro canale (meno naturale). A questo punto il fondo sconnesso della pista consiglia i non dotati di bici da sterrato a scendere di sella, superando così a piedi un breve tratto che fiancheggia il recinto dell’ex allevamento ittico. Tornati su sterrata pedalabile con una svolta a sinistra si giunge all’ingresso principale del citato ex allevamento ittico, oggi area naturalistica ad accesso regolamentato.
    La via principale prosegue a oriente verso la vicina Cascina Favorita.

    Parte seconda: a Fontanetto e al Po
    Aggirata la Cascina Favorita, si lascia la via principale di accesso al cascinale per dirigersi a destra su una sterrata, priva di indicazioni ma evidenziata dalla presenza di un pannello della Ciclovia del Po accanto al muro del cascinale. Cambia direzione di pedalata: da oriente a mezzogiorno, alle Alpi subentrano le colline del Monferrato, sfuggenti nella luce del giorno.
    Si oltrepassa la Roggia Stura percorrendo una strada che lambisce un cascinale diruto e divaga tra le risaie, tra giochi di luce e garzette a altri aironi che si alzano in volo (notevole la presenza di uccelli durante i periodi di allagamento).
    Dopo circa un chilometro la sterrata confluisce sulla SP 35, provinciale oltremodo tranquilla che si imbocca a destra guidati dal campanile di Fontanetto. Il paese (un’isola nel mare di risaia) è vicino, via Livorno Ferraris conduce all’ingresso nord, alla chiesetta di San Rocco. Si continua nella stessa direzione fra i portici di via Viotti, riservata alle biciclette. Attraversata la SP 33 (corso Montano) si esce in piazza Garibaldi, la piazza del municipio, dove si apprezzano i canali con i piccoli ponti pedonali.
    Su lato opposto della piazza si segue via Roma, lambendo così la chiesetta di San Sebastiano, gioiello dell’anno 1000. Via Po conduce fuori dal paese, ad attraversare la ferrovia e, subito dopo, la SP 31, prestando attenzione al traffico veloce. Un breve intervallo di rumore: sul lato opposto, la strada sterrata per il vicino Mulino San Giovanni riporta subito nel silenzio della risaia (attivo fino agli anni ‘50, il mulino è ora un museo, recuperato e funzionante a scopo didattico - Info: www.comune.fontanettopo.vc.it/archivio/pagine/Mulino_Riseria_San_Giovanni.asp)
    Lo sterrato sostituisce l’asfalto, ma l’ambiente non cambia: risaia e ancora risaia. Tra voli di garzette e specchi d’acqua ferma si va a mezzogiorno, guidati dal turrito Castello di Gabiano, in bella posizione sul crinale. Un chilometro e si è sulla riva del fiume, in bilico fra tre ambienti tipici del Piemonte: la risaia, il Po, avvolto da vegetazione di ripa e, sulla sponda opposta, le colline Monferrato, che terminano la loro “ondeggiante corsa” con precipiti calanchi di arenaria ingombri di vegetazione. Un’area attrezzata invita alla sosta au bord de la rivière, utile anche per apprezzare gli interventi di rimboschimento attuati a cura del Parco. Sulla riva è ancora visibile il pilone di attracco del traghetto a fune che consentiva di guadagnare in pochi minuti la sponda opposta per salire a Gabiano.

    Parte terza: a Santa Maria, a Crescentino
    Cambia ancora direzione: da sud a ovest. Si va così a destra, attraversando l’area attrezzata e proseguendo sulla pista parallela al fiume che scorre oltre un filare di querce e salici. Via via ci si discosta dalla riva per proseguire tra geometriche risaie al margine di Isola Santa Maria guidati dal campanile dell’omonima borgata (frazione di Crescentino), presenza discreta al limitare dei campi.
    Nell’abitato si ritrova l’asfalto e si prosegue verso la borgata Sassi. Il percorso non la raggiunge, ma alternando asfalto a buon sterrato prosegue senza fallo a occidente. È il limite delle risaie: con percorso “zigzagante” tra i campi vari si giunge ad attraversare la Doretta Morta, canale di risorgiva annunciato da un filare alberato. Il ponte è presso il Centro di educazione ambientale di Cascina Ressia.
    Immancabile un sosta per apprezzare la risorgiva: la sua acqua cristallina e la rigogliosa vegetazione sulle sponde. Quasi un miracolo nella disastrata e inquinata pianura, da preservare e “aiutare”, così come fatto dal parco con il ripristino del vicino bosco di ontano nero, specie autoctona non comune.
    Passata la Doretta si pedala con lo sguardo attirato dalla Rocca di Verrua. Il ciclopico dongione della fortezza accompagna a Porzioni, altra frazione di Crescentino. A Porzioni segue Mezzi, premessa all’arrivo alla SP 107 che collega le due sponde del Po. La si imbocca a destra prestando attenzione all’intenso traffico. Il tratto è breve e l’abitato di Crescentino ormai prossimo: passata una rotatoria, una pista ciclabile sulla sinistra della carreggiata (viale Po - SP 2) consente di terminare in scioltezza il viaggio.

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    Bibliografia

    Mulino San Giovanni
    Mulino San Giovanni
    (foto di: Federica Ferrarotti)
     
    Fontanetto Po
    Fontanetto Po
    (foto di: Debernardi Augusto)
     
    Turbina della riseria San Giovanni
    Turbina della riseria San Giovanni
    (foto di: Mauro Gardano)
     
    Nannufari
    Nannufari
    (foto di: Paola Palazzolo)
     
    Doretta morta a Crescentino
    Doretta morta a Crescentino
    (foto di: Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)
     
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