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Il Parco e l'A.R.P.A.: Relazione annuale sullo stato dell'ambiente del fiume Po e dei suoi affluenti

Area del Parco fluviale del Po torinese

PDF Relazione annuale sullo stato del Po (versione completa) (1,7 Mb)

Sintesi

Parco Fluviale del Po Torinese
ARPA -
Dipartimenti Subprovinciali  di Torino e Grugliasco

Protocollo di intesa tra Ente Parco Fluviale del Po Torinese e Dipartimenti Subprovinciali dell'ARPA di Torino e Grugliasco


La relazione annuale sullo stato del Po ha lo scopo di costituire un quadro di riferimento per la definizione della situazione delle acque, dei sedimenti e delle sponde del fiume Po e dei suoi affluenti sulla base delle caratteristiche di questi corsi d'acqua sia quantitative che qualitative (chimiche e biologiche) a partire dal 1990 ad oggi. Per un corretto inquadramento della qualità di un corso d'acqua è però necessario analizzare che cosa è presente nelle immediate vicinanze, ovvero lo stato delle sue sponde e delle terre limitrofe in grado interferire con i carichi delle acque, il deflusso e quindi l'apporto meteorico, e non da ultimo con le qualità ambientali o più strettamente naturalistiche dei territori circostanti.
E' a questo scopo che sono state analizzate e verificate le riprese da satellite del territorio ricadente nel Parco del Po torinese, e, mediante l'utilizzo di tematismi diversi (uso del suolo, idrografia, monitoraggio aree artificiali), si sono definiti i singoli usi attuali (dal 1998 ad oggi) e l'evoluzione di questi nell'area protetta.

Allo scopo della definizione degli aspetti idrici e di qualità delle acque del Po e dei suoi affluenti nel territorio del Parco del Po torinese, è stato dedicato un paragrafo agli Enti, Aziende o Società che hanno in qualche modo affrontato l'analisi delle caratteristiche dei corsi d'acqua nell'area del Parco; grazie infatti alla definizione dei soggetti che hanno effettuato ricerche e l'eventuale sintesi di quanto ottenuto nel corso di tali studi, sarà più agevole conseguire le informazioni di sintesi sullo stato dell'area protetta e sulla situazione esistente nella aree limitrofe.

I dati forniti e riportati nella relazione sullo stato del Po, si riferiscono all'analisi di quanto rilevato nel corso di campagne di studio mirate alla definizione della qualità dei corsi d'acqua affluenti al Po e al Po stesso con l'intento di fornire indicazioni utili alla definizione del livello di inquinamento, della classe di qualità e dello stato ecologico delle acque in diversi punti di verifica e mediante campionamenti effettuati in anni differenti per la rilevazione dei parametri più significativi.

A questo proposito il dizionario dei parametri chimico-fisici e biologici suddiviso per parametri di carico autoctono, parametri di carico antropico e parametri di carico ottico, parametri di carico batterico e parametri di carico tossico ha lo specifico scopo di agevolare la consultazione delle tabelle che compaiono nella relazione sullo stato del Po inerenti la caratterizzazione degli aspetti qualitativi delle acque.

Elemento indispensabile alla conoscenza dell'inquinamento verificatosi nel tempo o di inquinamenti puntuali e sporadici è l'analisi dei sedimenti fluviali: a questo scopo sono stati riportati i dati relativi ai monitoraggi effettuati su alcuni affluenti del Po (Stura di Lanzo, Dora Riparia, Torrente Sangone) e sul Po stesso in tre punti di prelievo.

Parallelamente è stato considerato lo stato quantitativo delle acque riferito cioè ai dati di portata, confrontati con i dati rilevati durante l'evento di piena dell'ottobre 2000.

Nell'ambito della descrizione dell'uso delle terre inserita nella relazione sullo stato di qualità dell'area protetta del Po, sono state prese in considerazione le valutazioni emerse in sede di analisi dei dati desunti dalla lettura dei dati satellitari ottenuti nel quadro del progetto di monitoraggio territoriale svolto con la Regione Piemonte ed il CSI Piemonte.
L'analisi si divide in un commento generale relativo a macroaree nelle quali è stato suddiviso il territorio protetto, ed in un commento di dettaglio ritagliato sulle aree a Riserva naturale ed a Area attrezzata, nel quale sono stati illustrati una serie di elementi a maggiore carattere conservazionistico.

La suddivisione adottata del territorio del Parco del Po torinese ha previsto l'individuazione di tre tratti ricompresi nella di Zona di Salvaguardia (Tratto I tra la Provincia di Cuneo e La Loggia; Tratto II tra San Mauro e Chivasso e Tratto III tra Chivasso e Crescentino), otto Riserve Naturali Speciali e quattro Aree Attrezzate. Per ciascuna di queste singole aree è stata valutata l'incidenza percentuale di usi di territorio predefiniti valutandone le aree di criticità o di viceversa maggiore naturalità al fine di fornire indicazioni utili ad una migliore e più mirata forma di gestione del territorio.

A rendere più confrontabili e significativi i dati riportati è in ipotesi la valutazione dell'Indice IFF che permette di mettere in relazione aspetti chimico-fisici delle acque con aspetti naturalistici e antropici delle sponde. L'IFF permette infatti di valutare lo stato complessivo dell'ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come interrelazione tra un serie di fattori biotici e abiotici presenti nell'ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato. Attraverso la descrizione di parametri morfologici, strutturali e biotici dell'ecosistema è possibile definire l'indice globale di funzionalità o il grado di discostamento dalla condizione di massima funzionalità.

Infine uno dei fattori che maggiormente rispecchia il corretto equilibrio tra i vari aspetti ecologici dell'ambiente fiume è la presenza di una ricca e diversificata fauna: a questo proposito sono stati attivati numerosi progetti aventi per obiettivo la verifica delle specie dell'avifauna migratrice e stanziale oltre a ricerche mirate sulle presenze e consistenza di specie di mammiferi e ittiofauna nell'ambito di diversi ambienti attinenti le aree fluviali.

La check-list allegata alla relazione sullo stato del Po evidenzia quali sono le specie avifaunistiche più diffuse differenziandole tra stanziali e migratrici ed evidenziando il grado di vulnerabilità della presenza di ogni specie in un ambiente di difficile equilibrio ecologico quale il Parco del Po.

Lo stato del Po che emerge dall'analisi fin qui descritta evidenzia punti di levata criticità localizzati nelle zone di maggiore pressione antropica o industriale dell'asta del Po: in particolare per quanto riguarda la qualità delle acque del Po queste risultano avere una qualità delle acque accettabile fino a Casalgrasso (limite meridionale del Parco Fluviale del Po) anche a seguito della confluenza del Varaita e del Maira, mentre nel successivo tratto Casalgrasso-Carmagnola la qualità delle acque tende a decrescere arrivando ad una classe molto bassa a Moncalieri dopo che sono confluite le acque del Banna, del Tepice e del Chisola, le cui acque risultano essere molto inquinate.
Nel tratto Torino-San Mauro si osserva un netto peggioramento della qualità a causa dell'apporto cittadino e della confluenza delle acque del Sangone, Dora Riparia e della Stura di Lanzo, anch'esse gravemente inquinate.
A valle di Brandizzo le acque del Malone apportano ulteriore inquinamento mentre con l'Orco affluiscono acque decisamente migliori. A seguito della confluenza delle acque della Dora Baltea si verifica un affettivo aumento della qualità biologica e chimica.

L'analisi dei sedimenti del Po ha evidenziato che nelle stazioni metropolitane monitorate di corso Bramante (PO02), del ponte di Piazza Vittorio (PO04) e del Po a monte della Confluenza con la Stura (PO04) è presente un livello di tossicità elevato nelle due stazioni PO02 e PO03 situazione che evidenzia un fenomeno di accumulo di inquinanti trattenuti dalla fase solida e dalle acque interstiziali e di rimovimentazione in regime di piena del materiale depositato.
I rilievi effettuati sugli affluenti del Po rivelano una situazione fortemente compromessa per quanto riguarda il Sangone nella zona prossima alla confluenza con il Po, confermata anche da indici IBE molto alterati.

I dati rilevati mediante analisi satellitare evidenziano nei tre tratti rilevati della Zona di Salvaguardia del Parco del Po le seguenti situazioni:
ovunque sono diffusi accanto ai seminativi i pioppeti, anche nel contesto urbano del tratto II; un ulteriore elemento è rappresentato dai corsi d'acqua, canali e idrovie che costituiscono una quota considerevole in tutti i tratti.
In terzo luogo anche la categoria della boscaglia ripariale arbustiva ed arborea incide in tutti i tratti, emergendo i termini percentuali maggiore nell'area metropolitana, fornendo un inaspettato significato a tali formazioni presenti, nonostante i caratteri del tratto II, con una componente importante.
Un quarto elemento è dato dagli aspetti di caratterizzazione di ogni tratto che i dati permettono di rilevare e che si possono così descrivere:

  • tratto I: in questa area assumono un ruolo strategico i bacini di cava ed i boschi di latifoglie miste, riservando quindi a questa porzione un particolare interesse sotto il profilo della gestione delle attività estrattive e dell'assetto forestale.
  • tratto II: in questo tratto appare con forte evidenza il ruolo delle aree verdi pubbliche oltre a quello degli orti, con una quota che si avvicina ai 200 ha di estensione.
  • tratto III: in questa area sono invece caratteristiche le zone con vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione e le colture agrarie prevalenti con presenza di spazi naturali, che permettono di assegnare anche a questo territorio un ruolo di grande interesse sotto il profilo della gestione dei soprassuoli forestali nonché di una agricoltura sostenibile. Le aree a sabbie, ghiaioni consentono di comprendere come l'area presenti grandi ambienti d'alveo.

La successiva analisi delle Aree Attrezzate e delle Riserve Naturali evidenzia quanto segue:

  • AA Oasi del Po Morto: risulta sempre preponderante l'uso del suolo a scopi agricoli (36% 177 ha). Rilevante in questa zona la presenza di impianti di cava, che considerate le attuali normative e convenzioni si rinaturalizzeranno nel lungo periodo. Una particolare attenzione meritano i bacini d'acqua (pari a 12 ha) alcuni dei quali sono già dei buoni rifugi per l'avifauna e altri sembrano avviati verso una lenta rinaturalizzazione spontanea.
  • AA Molinello: è l'Area Attrezzata a monte di Torino che al momento presenta le maggiori potenzialità di trasformazione, al momento prevalente è l'uso agricolo con grandi percentuali legate alle cave (oltre 60 ha circa il 20%), mentre irrilevante è ancora la percentuale di bosco (circa 2%)
    Esistono vaste aree di proprietà demaniale che fino all'alluvione dell'ottobre 2000 erano interamente occupate da coltivatori abusivi (8 ha), mentre in sponda destra, buona parte dell'area demaniale è ricoperta da un saliceto degradato (sono presenti all'interno di esso i resti degli orti urbani abusivi distrutti dall'alluvione, oggi assimilabili a cumuli di rifiuti).
  • AA Le Vallere: è composta da una parte i proprietà pubblico/privata e da una parte di proprietà regionale (circa 34ha). La naturalità è rappresentata esclusivamente dalla parte di territorio coperto dalle acque, ma occorre rilevare che l'area regionale assimilata ad area verde urbana, è ricoperta da prato stabile (cioè non rinnovato da oltre 10 anni) quindi di buona naturalità.
  • AA Arrivore e Colletta: l'emergenza primaria di quest'area è indubbiamente rappresentato dai 32 ha di orti urbani abusivi, che rappresenta la più grande concentrazione del fenomeno all'interno dei confini delle aree Attrezzate e delle Riserve Naturali del parco. Ricuperare e rinaturalizzare questi 32 ha appare tanto più importante visto che sui 208 ha dell'Area Attrezzata solo 38 sono attualmente considerabili "naturali".
  • RNS Confluenza del Maira: area a forte vocazione agricola (oltre il 50%); risultano attualmente 20 ha di pioppeti, buona parte dei quali sorgono su terreni demaniali e, una volta ottenuti in concessione, potrebbero essere convertiti a prato stabile misto a siepi. Rilevante la parte naturale in particolare il 10% a bosco di latifoglie e il 12% di boscaglia ripariale.
  • RNS Lanca di San Michele e Grato: è sicuramente una delle aree a maggiore interesse naturalistico tra quelle site a monte di Torino, anche perché al suo interno sono presenti 79 ha di aree naturali, divise tra bosco misto di latifoglie, lanche a vegetazione idrofila, sabbie/ghiaioni e ambienti a prati e arbusti. Residuale è la coltivazione a pioppeto 3% (5ha), ma si ritiene comunque importante verificare che almeno parte di essi non sorgano su terreno demaniale.
  • RNS Lanca di Santa Marta e Confluenza del Banna: l'area ad uso agricolo è rappresentata da circa il 56% di coltivazioni agricole o a pioppeto.
    Sono presenti 2 ha di terreni adibiti ad orti urbani: la maggior parte di essi sorge su terreni di proprietà privata e quindi difficilmente queste aree potranno essere convertite e riqualificate completamente. Si potrà intervenire limitatamente alle costruzioni abusive che sempre fungono da pertinenze agli orti.
  • RNS del Meisino e Isolone del Bertolla: anche grazie alla delimitazione dell'area (molto grande è la percentuale di area occupata dall'acqua 35%), è questa l'area a maggiore naturalità (il 56% contro il 43% di non naturale). Rimangono tuttavia delle possibilità di intervento, infatti nonostante la riqualificazione attuata dal Comune di Torino, permangono ancora 7 ha di orti urbani abusivi, che sorgono su terreni demaniali e/o comunali e sarebbe pertanto possibile intervenire negli sgomberi.
  • RNS Confluenza Orco Malone: superata l'area urbana torna prevalente la percentuale destinata all'agricoltura. Fenomeno importante della zona ad est di Torino è rappresentato dalla divagazione fluviale evidenziata dalla rilevante percentuale di ghiaioni (35 ha, 8%). Non particolari sono i problemi gravi di quest'area, si rilevano due aree su cui è possibile intervenire: 11 ha di orti urbani e 41 ha di pioppeti.
  • RNS del Baraccone: su oltre 1400 ha di estensione i pioppeti occupano una parte rilevante assestandosi sui 404 ha. (26%) parte di queste colture sono sicuramente riconvertibili (considerato anche che i 200 ha "naturali" di sabbie e ghiaioni segnalano un grande movimento dei corsi d'acqua cui consegue presumibilmente un altrettanto grande fenomeno di demanializzazione dei terreni).
  • RNS Mulino Vecchio: area fondamentalmente agricola (50%). Sono da controllare i 57 ha di pioppeti, parte dei quali potrebbero ricadere su terreni demaniali o essere compresi nella fascia dei 10 metri dal ciglio di sponda.
  • RNS Isolotto del Ritano: L'area agricola si presenta prevalente, ma interessante permane la percentuale di area naturale rappresentata dall'isolotto. L'area maggiormente compromessa dal punto di vista ambientale è rappresenta dagli impianti Sorin ed Enea benchè percentualmente ininfluenti (0,42%). Sono da controllare i 46 ha di pioppeti, parte dei quali potrebbero ricadere su terreni demaniali o essere compresi nella fascia dei 10 metri dal ciglio di sponda.
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