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Museo della Frutta a Torino

Da collezione universitaria a testimonianza di varietà scomparse

Nel Museo della Frutta "Francesco Garnier Valletti" sono esposte la collezione pomologica ed una parte del patrimonio storico-scientifico appartenuto alla "Regia Stazione di Chimica Agraria", costituita nel 1871 e divenuta nel 1967 "Sezione operativa di Torino dell'Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante". L'intero patrimonio è stato ora affidato in comodato al Museo della Frutta, che ha messo in esposizione circa 1000 volumi, scegliendo fra quelli più antichi e rappresentativi dell'intera collezione, che ne conta più di 19 mila.

La collezione di 1021 "frutti artificiali plastici" modellati a fine Ottocento dal "ceroplasta" Francesco Garnier Valletti [Giaveno 1808 - Torino 1889] fu acquisita dalla Regia Stazione di Chimica Agraria nel 1927 per interesse del suo direttore, Francesco Scurti. Tra il 1932 e il 1935 la Stazione acquisisce altri 323 modelli di frutti e ortaggi. Oggi l'intera collezione comprende complessivamente 1381 modelli di varietà di frutti e ortaggi, di cui 1100 sono esposti, mentre gli esemplari di minor qualità e interesse, sia dal punto di vista scientifico sia da quello estetico, sono conservati nel deposito appositamente creato all'interno del Palazzo e consultabili su richiesta.

La collezione originaria del 1927 è pervenuta nella sua quasi interezza, senza deterioramenti o alterazioni plastiche, a dimostrazione non solo della validità della "formula costruttiva" a base di resine inventata da Francesco Garnier Valletti e da lui tenuta accuratamente segreta (ma divulgata da un suo allievo, Michele Del Lupo, dopo la morte del maestro, nel Manuale di pomologia artificiale secondo il metodo di Garnier Valletti, edita da Hoepli nel 1891), ma anche della cura con cui i frutti sono stati conservati nel tempo. Fanno eccezione le uve, la cui fattura è di grande qualità estetica, ma non di pari resistenza, tanto che non sono più di 24 i grappoli ancora esistenti. Complessivamente per l'apertura al pubblico del museo, avvenuta il 13 febbraio 2007, si è reso necessario il restauro di soli 38 frutti, rotti o crepati in modo grave, mentre per tutti gli altri è stata sufficiente una accurata pulitura che li ha restituiti all'originario splendore.
I nuclei più consistenti di frutti esposti sono costituiti dalle pere (501 varietà, di cui 494 opera di Garnier Valletti), dalle mele (295, 286 delle quali della collezione originaria), dalle pesche (98, di cui 67 di Garnier Valletti), dalle susine (70, ma solo 20 fanno parte del nucleo acquisito nel 1927), dalle albicocche (56, 44 delle quali rientrano fra quelle di Garnier Valletti), dalle patate (50) e un esemplare per qualità di rapa, di barbabietola, di carota, di pastinaca, di melograno, e di mela cotogna. Le collezioni di funghi e di ciliegie non sono opera di Garnier Valletti, ma provengono dal laboratorio Ravagli di Torino.

Oltre alla collezione pomologica il Museo presenta altre collezioni e oggetti storici della Stazione di Chimica Agraria. Fra questi oggetti meritano di essere ricordati:

  • il grande baco da seta in papier maché, prodotto nel 1913 dalla ditta di Parigi del Docteur Auzoux, unica testimonianza sopravvissuta del "Museo internazionale di apicoltura e bacologia" di Torino, chiuso nel 1921
  • i quattro busti in marmo che riproducono Pasteur, Malpighi, De Filippi e Rocca
  • la grande biblioteca dell'Istituto, ricca di 19.000 volumi (di cui un migliaio esposti).

Il percorso espositivo, dopo una breve introduzione a carattere multimediale dedicata alla "Città della Scienza" del quartiere San Salvario a fine Ottocento ed alla figura di Francesco Garnier Valletti (geniale ed eccentrico artigiano, artista e scienziato, che lavorò anche alle corti di Vienna e San Pietroburgo per costruirvi fiori e frutti finti), si sviluppa attraverso una serie di ambienti in cui sono ricostruiti i laboratori, le sale museali, la biblioteca, gli uffici della Stazione di Chimica Agraria, prima di dare accesso alla Galleria vetrata.

L'avvincente storia di una collezione, ricca di molte varietà di frutta oggi perdute, e di un istituto di ricerca offre l'occasione per interrogarsi sul presente e sul futuro di aspetti quali l'alimentazione, la salvaguardia dei prodotti "locali" e "tradizionali" e la biodiversità.

Il Museo della Frutta si trova nel Palazzo degli Istituti Anatomici, importante esempio di architettura di fine Ottocento, il cui carattere monumentale sottolinea l'importanza attribuita alla ricerca scientifica nel rilancio della città di Torino dopo la perdita del ruolo di capitale. Nello stesso palazzo di trovano anche lo storico Museo di Anatomia Umana "Luigi Rolando" e il Museo di Antropologia Criminale "Cesare Lombroso" (in fase di allestimento, con apertura prevista a fine 2009). Questi tre musei, cui si affiancherà in futuro anche quello di Antropologia ed Etnografia, formano un polo fortemente rappresentativo della ricerca scientifica all'epoca del positivismo, illustrando un periodo della vita e della cultura della città, a cavallo fra Otto e Novecento, quando Torino era la "capitale del positivismo" italiano, che trovava il suo centro proprio nel quartiere San Salvario e per precisione nella cosiddetta "Città della Scienza". Con questo termine di designava un insieme di imponenti edifici - tra cui il Palazzo degli Istituti Anatomici - costruiti lungo Corso Massimo D'Azeglio a fine Ottocento per ospitare le facoltà scientifiche, di fronte al grande Parco del Valentino, in cui avevano sede, nel Castello del Valentino, la Regia Scuola d'Applicazione per gli ingegneri e, al suo fianco, l'Orto Botanico. Dal 1990 il Parco del Valentino è compreso all'interno dei confini del Parco Regionale Fluviale del Po Torinese.

Il Museo della Frutta si trova in Via Pietro Giuria, 15. Per gli orari, le modalità di visita ed il costo del biglietto consultare il sito internet www.museodellafrutta.it. Per il Museo di Anatomia Umana: www.museoanatomia.unito.it

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