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Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese

Il lavoro dell'uomo legato all'acqua

Negli spazi del fabbricato-ex silo del Mulino Nuovo sono state raccolte, sistemate ed esposte le testimonianze delle vicende storiche che hanno plasmato il territorio settimese e caratterizzato la cultura materiale del luogo legata all'utilizzo dell'acqua. L'allestimento espositivo ha cercato di ricreare le atmosfere e i luoghi del lavoro, esaltando le diverse caratteristiche degli oggetti e dei cicli di lavorazione. Non si tratta di un museo tradizionale, ma di un insieme "vivo", dove il visitatore viene coinvolto attivamente tramite l'utilizzo di sistemi interattivi.

L'Ecomuseo prende il nome dal rio Freidano, in origine un braccio del fiume Po, poi abbandonato e trasformato in canale. Fin dal 1400 il rio Freidano era utilizzato per fornire energia per il moto dei mulini e per le prime attività industriali settimesi, rivestendo un ruolo di primaria importanza nell'avvio dell'economia locale. Il Freidano trae origine dalla Bealera dell'Abbadia di Stura in località Pescarito di S. Mauro e, dopo aver attraversato il territorio di Settimo, sfocia nel Po dopo l'abitato di Brandizzo. Le modifiche cui fu nel tempo sottoposto il rio, attraverso la costruzione di canali scaricatori e di canali sussidiarii, nonché il suo utilizzo, nel XV secolo, come parte terminale del nuovo assetto idraulico portato dallo scavo della Bealera Nuova, resero il rio Freidano a tutti gli effetti un corso d'acqua artificiale. Le acque del Freidano sono state utilizzate come fonte di pesca, per la piccola navigazione, per la produzione della forza motrice, nonché per le attività di lavanderia. L'uso irriguo invece non è mai stato prevalente, poiché tali acque furono per secoli subordinate al funzionamento dei mulini.

Storia del Mulino Nuovo
L'ecomuseo del Freidano è stato allestito nel complesso del Mulino Nuovo, che sfruttava le acque del rio Freidano. Il mulino nacque nel 1806 ed era molto diverso dal monumentale complesso che oggi è possibile visitare. Il mulino aveva l'aspetto di una casetta a due piani, con 4 ruote ad acqua dal diametro di 4,62 m, ognuna collegata a una macina da grano e granoturco. Come tutti i mulini del tempo, esso comprendeva l'abitazione del mugnaio al piano superiore ed era dotato di cortile ed orto. In origine il nome del mulino era "Mulino dei Savj" o "di Savio", poiché la struttura fu costruita da Giacomo Giuseppe Savio, che ricevette l'autorizzazione napoleonica, a condizione di bonificare la vicina palude del Chiomo e Pramorto, impegno che non venne però mantenuto. Nel 1812 fu poi costruita una pesta da canapa, al di là del canale e di fronte al mulino, che comportò l'aggiunta di una quinta ruota. Nel 1850 i due soci Francesco Chiariglione e Pietro Ducco acquistarono il complesso e lo sottoposero a profonde modiche. A lavori ultimati del vecchio Mulino dei Savj non rimase che il magazzino. Il complesso fu trasformato in un moderno impianto industriale di tipo "anglo-americano", in cui ad ogni ruota ad acqua, dal migliore rendimento, erano collegate più macine in batteria, a vantaggio della produzione. Il mulino cambiò denominazione e assunse quella attuale di "Mulino Nuovo".
Anche l'alveo del Freidano fu radicalmente modificato, con la realizzazione di un nuovo canale di adduzione, opera considerevole di ingegneria idraulica, resasi necessaria per l'alimentazione di particolari turbine (del tipo Francis a camera libera) che sostituirono le ruote idrauliche.
L'impianto suscitò il vivo interesse degli utenti, ma contemporaneamente destò molte preoccupazioni da parte dei proprietari dei mulini preesistenti, destinati a soccombere di fronte al moderno e più efficiente Mulino Nuovo.
Il 1886 è l'anno che segna il passaggio del mulino dalla secolare energia idraulica a quella termica. L'impianto della centrale termica fu costruito a fianco del locale turbine e fu contraddistinto da un'alta ciminiera. In questo periodo venne anche edificato il primo silos accorpato al mulino, sul lato del Freidano e sovrastato da una torretta a loggia interamente in legno. Nel 1897 furono introdotti i nuovi macchinari di macinazione a cilindri. Il Mulino Nuovo fu quindi uno di quegli impianti che adottarono le innovazioni tecnologiche molitorie provenienti dall'Ungheria alla fine del secolo. In seguito all'introduzione delle nuove tecniche di macinazione fu edificato il nuovo grande silos di 5000 metri cubi che, con la sua caratteristica ed imponente architettura, dominò il paesaggio e divenne il simbolo della trasformazione del mulino in impianto industriale.
Negli anni '20 del Novecento il complesso, che impiegava motori elettrici, fu utilizzato anche come gallettificio, prima civile e poi militare.
Il declino del Mulino Nuovo si verificò a cavallo dei due conflitti mondiali, anche a causa dell'occupazione militare, durante la quale cambiò ancora denominazione in "Mulino della Vittoria". Rimasto a lungo inutilizzato, il complesso fu acquistato nel 1955 dal Consorzio Agrario Provinciale di Settimo, che chiese alla ditta venditrice il completo smantellamento dei macchinari, affinché fosse utilizzabile come deposito.

Il Museo ha sede in Via Ariosto, 36/bis. Per le modalità e gli orari di visita e per il prezzo del biglietto, consultare il sito internet www.ecomuseodelfreidano.it

Comune: Settimo Torinese (TO) | Regione: Piemonte | Localizza sulla mappa
 Ecomuseo del Freidano
Ecomuseo del Freidano
(foto di: Andrea Miola)
 
Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese
Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese
 
 Pesci di fiume nell'acquario dell'Ecomuseo del Freidano
Pesci di fiume nell'acquario dell'Ecomuseo del Freidano
(foto di: Andrea Miola)
 
Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese
Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese
 
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