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Definizione
Il fagiolo è il seme di una leguminosa, pianta erbacea annuale importata dal Sudamerica dopo la scoperta del nuovo mondo.
Ancora oggi per le popolazioni dell'America centrale e meridionale le proteine di origine vegetale ricavate dal fagiolo e da altre leguminose come la soja costituiscono la principale, in qualche caso l'unica, fonte proteica.
Anche in Italia la coltura del fagiolo ha conosciuto un notevole successo, specialmente presso gli strati più poveri della popolazione e nei periodi di forte crisi economica, soprattutto nel centro-sud Italia. Le regioni dove oggi è maggiormente diffusa sono Piemonte, Veneto, Campania e Lazio. In Piemonte si trovano estese coltivazioni nei dintorni di Fossano, mentre a Saluggia la coltivazione è più circoscritta, ma è di particolare pregio. Nel mondo si coltivano molte varietà di fagiolo, che si differenziano per la pianta (nana o rampicante) e per l'utilizzazione del baccello (fresco oppure secco).
La varietà di fagiolo coltivata a Saluggia è il risultato di un insieme di fattori: le selezioni effettuate nel tempo, il clima e le caratteristiche pedologiche del territorio, che distinguono il fagiolo saluggese da prodotti di cultivar similari.
La pianta è di taglia nana e di ciclo vegetativo medio precoce (infatti si semina nei campi dopo la trebbiatura dell'orzo a fine giugno e la raccolta si effettua intorno a metà settembre.). Le peculiari caratteristiche organolettiche sembrano doversi attribuire sia alla particolare natura del terreno, sia alla selezione effettuata da molti decenni. Infatti risulta che già nel 1914 a Saluggia vi fosse una notevole produzione di fagioli di ottima qualità. Sono interessati a questa produzione circa 35-40 ettari di terreni ubicati al limite degli ultimi rilievi canavesani ormai affacciati sulle prime incipienti risaie vercellesi. La produzione annua media varia intorno ai 500-600 quintali.
Nel 1998 si è costituito per iniziativa di alcuni produttori il Consorzio di Tutela del Fagiolo di Saluggia, che ha come primo obiettivo il riconoscimento dell'I.G.P.(Indicazione Geografica Protetta) e la valorizzazione della tipicità attraverso l'istituzione di un rigido disciplinare di produzione, oltre naturalmente alla promozione del mercato attraverso l'organizzazione di manifestazioni e la partecipazione a eventi di livello nazionale.
Il seme del fagiolo di Saluggia è di tipo compresso, reniforme con striature e con tegumento esterno particolarmente sottile. I fagioli hanno una struttura compatta, una colorazione rossiccia accesa e, secondo la tradizione, sono un vero toccasana per chi è debole di memoria. Il fagiolo di Saluggia ha un consumo legato tradizionalmente al periodo invernale, pertanto viene venduto come prodotto secco normalmente entro il mese di marzo-aprile dell'anno successivo alla raccolta.
Il fagiolo di Saluggia si coltiva in secondo raccolto, principalmente dopo orzo, più raramente dopo frumento o prato. La semina avviene, a seconda dell'andamento stagionale, in una data compresa fra il 10 giugno ed il 10 luglio, con una quantità di seme che varia da 70 a 85 kg per ettaro.
La concimazione avviene in parte dopo l'aratura ed in parte in copertura. Si utilizzano concimi semplici o complessi. Nelle aziende ad indirizzo zootecnico, può essere utilizzato anche il letame.
Il diserbo viene effettuato in pre-semina, utilizzando esclusivamente prodotti registrati. Si provvede ad effettuare alcune sarchiature per migliorare l'arieggiamento del terreno e limitare la crescita delle infestanti.
La raccolta avviene normalmente fra il 1 settembre ed il 10 ottobre, a seconda dell'andamento stagionale e della data di semina. Avviene meccanicamente, con un primo passaggio con macchina estirpatrice, secondo passaggio con andanatrice munita di nastro che accoppia le file e successiva trebbiatura. Prima della trebbiatura avviene, tuttavia, un controllo manuale per eliminare i corpi estranei e le piante non mature.
La quantità massima producibile per ettaro è di 20 quintali.
Trattandosi, come sopra accennato, di un prodotto che viene commercializzato secco, se presenta una umidità alla raccolta superiore al 14-15% viene essiccato. Quando le condizioni climatiche lo consentono, l'essiccazione avviene al sole dopo aver allargato il prodotto sull'aia. Se invece vi sono problemi di temperature si utilizza il tradizionale essiccatoio, procedendo con basse temperature (max 35°C).
Dopo l'essiccazione, si effettua la prima pulitura, al fine di separare dal prodotto le impurità più grossolane, siano eventuali corpi estranei (pietre, terriccio), siano parti del prodotto non lavorate (baccelli interi, porzioni di stelo della pianta).
Si provvede, quindi, ad insaccare il prodotto in contenitori di materiale traspirante, successivamente chiusi, ed a stoccarlo in magazzini asciutti e ventilati.
Quando il prodotto è destinato alla vendita diretta al consumatore, si procede con una seconda pulitura che permette di togliere le rotture ed i fagioli non perfettamente maturi. Prima del confezionamento si procede, poi, ad una ulteriore cernita manuale.