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Il tratto di fiume Po che scorre tra Casalgrasso e Crescentino risulta molto diversificato per quel che riguarda sia la qualità sia la tipologia delle acque.
La porzione ecologicamente meno compromessa e ittiologicamente più interessante è senza dubbio quella compreso tra la confluenza con il Pellice ed il territorio del Comune di Carignano. In particolare il segmento carmagnolese riveste grande importanza sotto il profilo ittiologico e più generalmente naturalistico.
Qui le acque non inquinate e le lanche morte offrono un habitat ottimale per svariate specie. E' da sottolineare la presenza di una buona popolazione di temolo (Thymallus thymallus) e di trota marmorata (Salmo trutta marmoratus); quest'ultima è in regressione a causa di consistenti immissioni di trota fario (Salmo trutta) per scopi alieutici. Questa trota, tipica delle acque alpine, genera degli ibridi con la marmorata, che sono fertili e in grado di rincrociarsi. Ne deriva un inquinamento genetico della marmorata, salmonide endemico del settore zoogeografico padano-veneto, che in prospettiva potrà portare alla sua scomparsa dalle acque del Po.
Nel tratto cittadino sono presenti numerosi i ciprinidi limnofili quali la carpa (Cyprinus carpio), il cavedano (Leuciscus cephalus), la scardola (Scardinus erythrophthalmus) e l'alborella (Alburnus a. alborella).
Carattere comune a tutti i tratti a lento corso a valle di Moncalieri è la presenza infestante di alcune specie esotiche, in particolar modo carassio dorato e persico sole. L'attuale presenza dei salmonidi e dei timallidi, si arresta pressoché totalmente immediatamente a monte di Torino; una modesta popolazione di trote presente presso il ponte Emanuele I (in città), mentre a valle questi pesci non compaiono, se non sporadicamente.
A valle della confluenza della Dora Baltea vi è una ripresa nella densità di queste due specie, dovuta all'apporto di acque di buona qualità ed all'aumento di portata che ne deriva.
Nel Po a valle di Torino, nel chivassese e nell'alessandrino, la situazione è la medesima, le specie autoctone diventano sempre più rare mentre quelle aliene vivono bene e sono in espansione verso monte. Il siluro, per esempio, originario del bacino del Danubio, fino a una decina di anni fa era stato rinvenuto a valle di Chivasso, mentre di recente i dati di campionamento lo individuano a monte di Torino, nel territorio di Moncalieri, alla confluenza del Chisola". L'aspio invece, anche questa una specie originaria del Danubio, al momento vive solo nelle acque lente della pianura alessandrina. Altri ambienti come le rapide o comunque le acque che scorrono molto veloci sono invase da barbi europei, con il risultato che l'ambiente è saturo e le specie autoctone vengono sfrattate.