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Quella tra Po e Dora Baltea è l'ultima grande confluenza del Sistema delle aree protette del Po torinese.
Si tratta di un bell'esempio di ambiente fluviale, favorito dall'assenza di alte arginature in prossimità dell'alveo, in cui il corso d'acqua per ampi tratti dispone ancora di un'estesa area golenale; è quindi possibile osservare ampi greti, soggetti a periodiche sommersioni, e alcuni tratti abbandonati dal corso principale del fiume, le lanche, che costituiscono un habitat ideale per le specie legate agli ambienti umidi. Al di fuori dell'ambito fluviale si incontrano ridotti lembi a vegetazione arborea naturale, composti da formazioni legnose riparie, saliceti arbustivi ed arborei, ed in minor misura da querco-carpineti. Tuttavia è da sottolineare come sul paesaggio sia ben evidente l'impronta antropica testimoniata da estesi pioppeti, seminativi e coltivi abbandonati che nel complesso coprono il 60% dell'intera superficie.
Il notevole interesse naturalistico dell'area è dovuto all'elevato valore ornitologico, sia per quanto riguarda la presenza di specie acquatiche, sia per la presenza di colonie di aironi nidificanti. Tra gli ambienti presenti, inseriti nell'All. I della D.H., vi sono le formazioni boschive riparie a salice bianco (Salix alba), pioppo nero (Populus nigra) e pioppo bianco (Populus alba) (91E0), che coprono vaste superfici, mentre più ridotti sono i saliceti arbustivi ripari (3240) e alcuni lembi di vegetazione forestale riferibile al quercocarpineto di pianura (9160). È da segnalare la presenza della vegetazione dei banchi fangosi fluviali (3270).
Nel sito, individuato come Zona di Protezione Speciale, nel 2002 risultavano presenti 3 differenti garzaie: due di airone cenerino (Ardea cinerea), composte rispettivamente da circa 60 e 40 coppie, ed una di nitticora (Nycticorax nycticorax) e garzetta (Egretta garzetta), due specie inserite nell'All. I della Direttiva Uccelli (D.U.). L'area rappresenta una zona di svernamento importante per l'avifauna acquatica, con la presenza di un consistente numero di anatidi appartenenti a diverse specie, in particolare germano reale (Anas platyrhynchos) e alzavola (Anas crecca), oltre a numerosi cormorani (Phalacrocorax carbo), gallinelle d'acqua (Gallinula chloropus), gabbiani comuni (Larus ridibundus) e altre specie di rallidi, podicipedidi e laridi.
Il popolamento ittico, composto quasi completamente da elementi autoctoni, risulta ricco e diversificato, con circa 30 specie segnalate di cui ben 9 sono inserite nell'All. II della Direttiva Habitat (D.H.); le popolazioni più abbondanti sono quelle del vairone (Leuciscus souffia) e del cobite (Cobitis taenia), mentre di particolare rilievo è la presenza della lampreda di fiume (Lethenteron zanandreai), ormai localizzata ed in via di scomparsa nei corsi d'acqua piemontesi.
Infine, all'interno del sito trovano habitat favorevoli alcune specie erpetologi che di importanza comunitaria: la raganella italiana (Hyla intermedia), la rana di Lessona (Rana lessonae), il ramarro (Lacerta bilineata), la lucertola muraiola (Podarcis muralis) ed il biacco (Hierophis viridiflavus).
Il disturbo antropico può avere conseguenze negative sia sulla colonia di aironi sia sullo svernamento degli uccelli acquatici, per cui è importante non avvicinarsi alla garzaia durante la nidificazione e ai gruppi di uccelli acquatici durante l'inverno.
Nei decenni passati su parte delle sponde fluviali sono state predisposte difese spondali costituite da prismate di cemento, che interferiscono con la naturale dinamica fluviale e hanno un pessimo impatto paesaggistico. Lungo le sponde, l'espansione della pioppicoltura e delle coltivazioni agrarie è causa della perdita della vegetazione riparia golenale.
Infine, lungo il corso dei due fiumi e nelle aree limitrofe sono presenti attività di escavazione di inerti.
Tra le minacce vanno citate le presenze di alcune specie vegetali esotiche dal comportamento invasivo (Sycios angulatus e Buddleja davidii, tra le altre) che tendono a interferire negativamente con lo sviluppo della vegetazione naturale.
Il sito è attraversato da due percorsi ciclabili segnalati che congiungono Chivasso a Crescentino; inoltre, alcune strade sterrate si dirigono fin quasi alle sponde fluviali.