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Zona di Protezione Speciale Risaie vercellesi

  • Codice Rete Natura 2000: IT1120021
  • Superficie a terra (ha): 2.241,00
  • Regioni: Piemonte
  • Province: Vercelli
  • Comuni: Crova, Livorno Ferraris, Ronsecco, Salasco, Sali Vercellese, San Germano Vercellese, Trino, Tronzano Vercellese

Interessa il territorio dei Comuni di Crova, Livorno Ferraris, Ronsecco, Salasco, Sali Vercellese, San Germano Vercellese, Trino, Tronzano Vercellese.

E' il comprensorio della bassa pianura vercellese, che pur essendo contraddistinto dall'esteso ambiente agrario della risicoltura, rappresenta un fattore di biodiversità significativo, ospitando numerose specie rare ed interessanti, in particolare tra l'avifauna.
La bassa permeabilità dei suoli, l'abbondanza di corsi d'acqua e di risorgive hanno così creato un ambiente pianeggiante peculiare, un tempo troppo umido per le principali colture ma perfettamente adatto alla coltivazione del riso: giunto dai mercati spagnoli (di probabile importazione araba) e qui introdotto da monaci benedettini alla fine del XV secolo, questa coltura si è diffusa nel medioevo evolvendosi ed intensificandosi sino ai giorni nostri, grazie anche allo sviluppo di una fitta rete di storiche canalizzazioni. Per far spazio alla monocoltura, sempre più redditizia, l'ambiente naturale originario è stato stravolto: le acque sono state regimate in canali artificiali e gli antichi boschi planiziali sempre più ridotti fino ad occupare lembi residuali in aree di difficile utilizzo, là dove ancora oggi possono essere osservati.
La coltivazione del riso, tuttavia, ha storicamente contribuito in maniera positiva alla formazione di un particolare agroecosistema, quello risicolo: in esso, ambienti naturali di pianura ed elementi del paesaggio agricolo tradizionale (siepi, filari alberati, colture in rotazione e marcite) costituiscono un mosaico eterogeneo dall'elevata biodiversità. Numerose specie animali e vegetali hanno tratto vantaggio dalla funzione vicariante delle camere di risaia allagate in periodo primaverile-estivo, vere e proprie zone umide ad acque basse ricche di risorse nutritive e collegate da un'intricata rete di canali irrigui, arterie naturali alimentanti una ricca rete ecologica.
Le vasche in cui tradizionalmente si coltiva il riso, dette anche camere, in primavera vengono allagate con l'acqua proveniente da canali artificiali, tra cui il più grande - 85 chilometri di lunghezza - è il Canale Cavour che corre nel nord ovest del Piemonte e prende origine dal Po con la maestosa presa di Chivasso. Il suo nome ricorda Camillo Benso di Cavour, uno dei suoi promotori.
La modernizzazione agricola e l'urbanizzazione di questi territori ha nuovamente trasformato il paesaggio negli ultimi decenni, con l'abbandono di molti di quegli elementi antropici o naturali un tempo diffusi e fonte di risorse. Filari, siepi e molti degli storici fontanili sono purtroppo caduti in disuso, per incrementare e rettificare le superfici coltivate.

 Risaie e abbazia di Lucedio
Risaie e abbazia di Lucedio
(Andrea Miola)
 

Ambienti e specie di maggior interesse

In prevalenza di proprietà privata, oltre il 95% della superficie è coltivato a riso, con aree naturali marginali quali incolti, risorgive, zone paludose e piccole formazioni boschive residuali, alcune delle quali riconducibili al querco-carpineto planiziale.

Il sito riveste tuttavia una grande importanza, a livello nazionale ed europeo, per l'elevata presenza di avifauna acquatica attratta in particolar modo dalle camere di risaia allagate in primavera-estate. Queste, infatti, rappresentano per molte specie di limicoli come il cavaliere d'Italia (Himantopus himantopus), la Pittima reale (Limosa limosa), il Combattente (Philomachus pugnax), passeriformi come il migliarino di palude (Emberiza schoeniclus) e rapaci come il falco di palude (Circus aeroginosus) vaste zone umide in cui possono sostare e trovare nutrimento durante le migrazioni (siti di stop-over lungo le principali rotte migratorie). L'elevata disponibilità trofica delle risaie e dell'intricato sistema di canalizzazioni irrigue (dove ancora non artificializzate) attira inoltre numerose specie di Laridi, come il mignattino (Chlidonias niger), il mignattino piombato (Chlidonias hybridus), e il mignattino alibianche (Chlidonias leucopterus), quest'ultimo nidificante regolare con pochissime coppie proprio all'interno di alcune risaie coltivate. Fra gli Ardeidi, i più assidui e visibili visitatori, quasi simbolici per la pianura vercellese, si annoverano tutte le specie del paleartico occidentale quali tarabuso (Botaurus stellaris), nidificante e svernante regolare), airone rosso (Ardea purpurea), tarabusino (Ixobrychus minutus), nitticora (Nycticorax nycticorax), sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), airone guardabuoi (Bubulcus ibis), airone bianco maggiore (Casmerodius albus) e airone cenerino (Ardea cinerea). Molti di essi provengono dalla vicina e grande garzaia del Bosco della Partecipanza di Trino, una delle maggiori d'Europa, trovando in queste risaie indispensabili siti di alimentazione durante il delicato periodo riproduttivo. Di notevole interesse, per la ZPS, anche la presenza di averla piccola (Lanius collurio), martin pescatore (Alcedo atthis) e tritone crestato italiano (Triturus carnifex), specie tutelate a livello regionale, nazionale e comunitario. Nell'area è stato individuato anche il raro Ragno palombaro (Argyroneta aquatica).
Per quanto riguarda la flora vascolare, nelle rogge a lento scorrimento e nelle risaie si trovano alcune piccole popolazioni superstiti di quadrifoglio d'acqua (Marsilea quadrifolia), inserito negli allegati II e IV della Direttiva Habitat.

All'interno della ZPS, nell'ambito di un Progetto di Sviluppo Rurale (Misura 4.4.1), è stata restituita alla natura un'area di 25 ettari in cui sostano e nidificano numerose specie di uccelli acquatici migratori, in particolare nidifica la pittima reale (Limosa limosa), ultimo sito di nidificazione di questa specie censito in Italia. La costruzione dell'oasi ha richiesto uno studio durato quattro anni che ha reso indispensabile il coinvolgimento dei proprietari del terreno, dei soggetti deputati ai movimenti della terra e di equipe di esperti formata da biologi, botanici, entomologi ed esperti di avifauna. La gestione differenziata dei livelli d'acqua durante l'anno e tra le varie zone dell'area umida permette la sopravvivenza e la riproduzione di specie differenti di anfibi e odonati e consente lo sviluppo e il mantenimento di ampie aree a cariceto, giuncheto e canneto.

Zona di Protezione Speciale Risaie vercellesi
Zona di Protezione Speciale Risaie vercellesi
(Toni Farina)
 
Zona di Protezione Speciale Risaie vercellesi
Zona di Protezione Speciale Risaie vercellesi
(Archivio Ente di gestione delle Aree Protette del Po piemontese)
 

Stato di conservazione e minacce

L'agroecosistema risicolo vercellese si sviluppa per la maggior parte della sua superficie su aree risicole private soggette alle Misure di conservazione della ZPS.
Diverse attività interne all'area possono rappresentare un fattore di rischio per la sua conservazione: la coltivazione del riso e le pratiche colturali ad essa connesse possono alterare la naturalità degli ambienti umidi. Infatti, la qualità delle acque dei canali a lento corso delle risorgive e dei fontanili è influenzata negativamente dall'apporto di fertilizzanti ed erbicidi utilizzati nelle risaie; inoltre la pratica abituale di operare interventi di manutenzione dei fontanili ha effetti molto impattanti e distruttivi sulle cenosi vegetali, come pure i tagli e gli incendi dei canneti eseguiti a malinteso scopo di pulizia.
Le cenosi riparie sono inoltre minacciate dall'invasione di specie esotiche che tendono a tratti a sopraffare la vegetazione spontanea e a impedirne la rinnovazione.
Tra le vulnerabilità è ben evidente l'alterazione degli equilibri ecologici dovuta alla presenza di specie animali alloctone, in particolare modo della carpa erbivora (Ctenopharyngodon idella), del misgurno (Misgurnus anguillicaudatus), della nutria (Myocastor coypus) e del gambero della Louisiana (Procambarus clarkii).

Cenni sulla fruizione

L'area è a libera fruizione.

Mappa

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