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Ha riguardato la Zona Speciale di Conservazione Palude di S. Genuario, un'area protetta della Rete Natura 2000 dove sono presenti habitat e specie d'interesse comunitario compresi nell'Allegato II della "Direttiva Habitat" e nell'Allegato I della "Direttiva Uccelli".
L'Ente-Parco ha acquistato terreni e stipulato accordi con amministrazioni comunali e privati per la loro gestione diretta e per l'uso di tecniche di gestione dei canali a basso impatto sulle biocenosi.
Sono stati realizzati interventi su 425 ettari tra i quali ripristini che hanno consentito l'incremento del livello di naturalità e biodiversità. In particolare sono stati aumentati l'estensione e lo sviluppo del querco-carpineto medioeuropeo, del canneto e dei popolamenti vegetali di acque correnti, per garantire l'integrità ecologica di canali e fontanili, anche a freno delle specie esotiche invasive, così da assicurare habitat idonei per la sosta, la nidificazione e l'alimentazione delle specie animali d'interesse comunitario. Un punto cruciale è stato creare connessioni con le aree circostanti a elevata naturalità, in modo da contribuire alla costituzione di una rete ecologica fatta per rivitalizzare almeno in piccola parte gli ecosistemi primari della Pianura Padana.
Tra le specie obiettivo del progetto che hanno potuto trovare nuovo vigore ci sono tra le altre l'airone rosso (Ardea purpurea), il tarabuso (Botaurus stellaris) e i passeriformi di canneto. Inoltre sono presenti l'unico sito di svernamento regionale del piccolo forapaglie castagnolo (Acrocephalus melanopogon) e una delle popolazioni più interessanti a livello regionale di testuggine palustre (Emys orbicularis); tra i vegetali: l'erba vescica delle risaie (Utricularia australis), i potamogeton (Potamogeton sp.), le callitriche (Callitriche sp.), le chara (Chara sp.), il nannufaro (Nuphar luteum), la cannuccia di palude (Phragmites australis), la tifa (Typha latifolia) e le carici (Carex sp.).
Le attività di monitoraggio delle varie componenti ambientali e di progettazione e la realizzazione dei ripristini ambientali hanno permesso di produrre un piano di gestione dell'area che è stato messo a disposizione degli enti locali e delle agenzie gestori di zone umide come modello di riferimento per le loro azioni, in particolare sui territori dove prevale la coltura intensiva del riso.
Il Centro di studio per la valorizzazione delle zone umide è nato da questo progetto.