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In una piccola valletta tra boschi e vigneti a poca distanza dall'abitato di Cavagnolo sorge l'Abbazia di Santa Fede, costruita nella prima metà del XII secolo per opera dei monaci benedettini dell'abbazia di Sainte-Foy-de-Conques (Alvernia, Francia). I monaci francesi si erano spinti fin qui per rinverdire le sorti del piccolo santuario preesistente dedicato a Santa Fede, nobile giovinetta tredicenne martirizzata il 6 ottobre 303 ad Agen in Francia, durante il periodo di Diocleziano. Le spoglie della santa, ottenute o trafugate, nell'anno 886 furono trasferite nell'Abbazia cluniacense di Conques, che è ritenuta la casa madre dei benedettini nel Medioevo, dove si trovano ancora oggi.
Le fonti storiche relative alla costruzione dell'abbazia di Santa Fede a Cavagnolo, come spesso accade, sono molto esigue. Un documento del 743 attesta la presenza nel territorio di una chiesa dedicata a Santa Fede, ma si tratta certamente di una costruzione antecedente a quella attuale, poiché la chiesa odierna è costruita in forme romaniche. Federico il Barbarossa, nel diploma di Belfort del 1164, conferma il possesso di Cavagnolo al Marchese del Monferrato e menziona anche l'esistenza di un Priorato di Santa Fede. Gli altri documenti che menzionano questa chiesa di Cavagnolo sono tutti posteriori al documento del 1164. Rimangono pertanto molte lacune sulla storia di questo centro monastico del Monferrato.
Nel medioevo il monastero benedettino di Santa Fede fu ricco e fiorente, arrivando a possedere terre e fattorie persino Oltralpe ed a versare notevoli somme quali decime ordinarie ai vari papi succedutisi dal 1298 al 1440. Nel 1372 la comunità di Santa Fede raggiunse il massimo splendore, grazie anche alle donazioni del Marchese Giovanni II di Monferrato.
Nel corso del 1500 il numero dei religiosi ed i possedimenti dell'abbazia diminuirono rapidamente, fino all'abbandono del monastero nel 1584. In questa data la custodia e l'amministrazione dei beni dell'abbazia furono affidati a una serie di Priori Commendatari, l'ultimo dei quali fu Paolo Coardi, che resse i beni fino alla sua morte, nel 1728.
Dopo questa data il complesso fu aggregato ai beni della Mensa Vescovile di Acqui Terme, poi nel 1797 passò ai beni della diocesi di Casale Monferrato e infine nel 1867, in base alle leggi sulle soppressioni degli enti ecclesiastici, l'abbazia fu venduta all'asta. Un ebreo di Chieri, divenutone proprietario, nel 1881 vendette l'abbazia a don Gian Battista Frattini, un sacerdote del Cottolengo. Quest'ultimo utilizzò il complesso come luogo di villeggiatura per i seminaristi della "Piccola Casa della Provvidenza" di Torino.
Nel 1895, la struttura fu acquistata dai Padri Maristi, che ne sono ancora oggi i proprietari. I Padri Maristi, dopo vari ampliamenti, adibirono gli edifici dell'abbazia a casa di accoglienza per ritiri spirituali e convegni, ancora in esercizio oggi.
Monumento romanico di grande rilievo, l'abbazia mostra nelle forme e soprattutto nella ricchezza della decorazione l'influsso della scuola architettonica affermatasi nella Saintonge, regione francese sulla costa atlantica a nord di Bordeaux. Disposta su tre navate con abside semicircolare, la chiesa ha una facciata di esecuzione non omogenea ed ornata da semi colonne con archetti pensili sotto le falde del tetto. La facciata a salienti ha un ricchissimo portale, opera di maestri locali, leggermente strombato e delimitato da semi colonne che reggono una serie di ghiere scolpite. La seconda fascia è ad intrecci che creano dodici campi in cui sono scolpite figure zoomorfe, mostruose e geometriche con una croce al colmo dell'arco. Segue una stretta fascia ad intrecci che racchiude, assieme ad un'altra simile, una ghiera più ampia con al colmo un mascherone da cui si dipartono tralci sinuosi che racchiudono elementi fitomorfi e volatili. Altre tre ghiere sono decorate a caulicoli, a fune ritorta e a foglie. Nella lunetta in rilievo è raffigurato un Cristo pantocratore inserito in una mandorla sorretta da angeli con ali spiegate. Al centro dell'arco esterno della lunetta si nota la croce palmata, emblema del ramo benedettino di Cluny. Sopra i capitelli vi sono sculture zoomorfe e ai fianchi dell'arco due busti antropomorfi che alcuni studiosi identificarono con Adamo ed Eva. Sopra questi si trovano due grifoni. Il portale è sormontato da una bifora. Ai lati, in corrispondenza della metà delle navate minori, sporgono due alte colonne decorative. Dal fianco sinistro, coronato di archetti pensili, si vedono il transetto ed il tiburio rettangolare.
L'interno, che richiama l'arte romanica borgognona e provenzale, è essenziale, in mattoni e pietra. Le tre navate sono divise da pilastri cruciformi, su ciascuno dei quali si trovano semicolonne con interessanti capitelli. Questi ultimi sorreggono archi che rinforzano la volta a botte della navata mediana. Le navate minori presentano invece volte a crociera, mentre in corrispondenza del transetto di aprono due coretti. Delle tre primitive absidi semicircolari è conservata soltanto quella mediana, fiocamente illuminata da tre monofore. Oltre a queste, forniscono debole luce alla chiesa anche le bifore della facciata, le strette feritoie tagliate lungo le pareti laterali e le originali finestre incurvate, disposte lungo la volta a botte della navata centrale.
L'altare maggiore è una aggiunta settecentesca.
Il campanile è stato realizzato innalzando il tiburio che sormontava la crociera della chiesa ed è decorato sul lato sud da una piccola bifora che è probabilmente quella originale della facciata (la bifora presente sulla facciata appare infatti visibilmente rifatta ed ingrandita per aumentare la luce all'interno della chiesa). E' curioso notare come questa crociera o transetto sia stata realizzata con l'elevazione della quarta campata delle tre navate. Questa elegante struttura, che dà origine ad una croce latina sviluppata in altezza ed avrebbe determinato in ciascuna navata novità di prospettive e particolari giochi di luci, non è più visibile dall'interno per la mozzatura operata da tre voltine, aggiunte per creare nei sottotetti locali di uso pratico.
L'Abbazia di Santa Fede di norma è sempre aperta al pubblico in orario diurno.