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Specie introdotte (alloctone)

Per i motivi più diversi, da sempre l'uomo ha voluto modificare la composizione faunistica dell'ambiente che lo circonda ed è per motivazioni di ricerca, venatori, alieutici, estetici che sono state immesse in modo più o meno accidentale delle specie non autoctone dell'area in esame, il cui successo di insediamento nel nuovo ambiente può determinare interazioni negative con le popolazioni preesistenti.
Spesso si verificano infatti fenomeni di competizione con le specie originarie, variazioni genetiche, trasmissioni di elementi patogeni, danni alle colture agricole, alla vegetazione naturale o ad altre attività umane. In generale la diffusione di specie alloctone (non originarie cioè dell'ambiente in esame) è una delle cause principali della diminuzione della biodiversità e dell'integrità delle comunità naturali.
Spesso le immissioni sono avvenute in epoche lontane e le specie introdotte ormai fanno parte della nostra fauna; è il caso di molti pesci quali: Persico sole (Lepomis gibbosus), Persico trota (Micropterus salmoides), Salmerino (Salvelinus alpinus), Lavarello (Coregonus lavaretus) che sono stati introdotti ad inizio secolo.
Alcune specie ittiche sono state introdotte per motivi di lotta biologica (es. la Gambusia, per limitare la proliferazione delle zanzare) e molte specie risultano ormai acclimatate e con regolare riproduzione in natura.
Tra queste ultime si ricordano (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999):
  • anfibi: rana toro, proveniente dal Nord America e rana verde maggiore, proveniente da Asia, Nord Africa;
  • uccelli: cigno reale (proveniente da Asia, Europa settentrionale), colino della Virginia (Nord e Centro America), Parrocchetto monaco (Sud America), Ibis sacro (Africa);
  • mammiferi: silvilago (o minilepre) proveniente dal Nord America, scoiattolo grigio (Nord-est America), scoiattolo variabile (Indocina), nutria (Sud America), daino (Asia Minore), muflone (Corsica, Sardegna)

Le specie più diffuse e di cui si conosce la presenza nel territorio del Parco del Po sono, oltre all'ittiofauna sulla quale verrà fatto un discorso a parte: rana toro, testuggine palustre dalle orecchie rosse, minilepre, scoiattolo grigio, nutria.

L'ittiofauna introdotta nelle acque piemontesi ammonta a 24 specie provenienti dall'America settentrionale, dall'Africa, dall'Asia e dall'Europa. Per 16 di esse è stato accertato il successo riproduttivo in natura; le motivazione della liberazione di quasi tutte le specie è di tipo economico-commerciale, legato all'attività ittica. Gli effetti negativi provocati da queste introduzioni riguardano: la predazione, competizione, modificazioni ambientali, introduzione di parassiti ed altri agenti patogeni (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999).
Tra le specie introdotte in epoche più o meno recenti si ricordano:
storione bianco (Acipenser transmontanus), storione spp. (Acipenser spp.), carassio (Carassius carassius), carpa erbivora (Ctenopharyngodon idellus), pseudorasbora (Pseudorasbora parva), rutilo (Rutilus rutilus), pesce gatto (Ictalarus melas), siluro (Silurus glanis), gambusia (Gambusia holdbrooki), spinarello (Gasterosteus aculeatus), trota iridea (Onchorynchus mikiss), luccioperca (Stizostedion lucioperca) (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999).


La rana toro (Rana catesbeiana) è stata introdotta a scopo alimentare in diverse parti del mondo, tra cui l'Italia, ove è arrivata per la prima volta negli anni '30 quando alcuni esemplari provenienti dalla Louisiana (USA) vennero liberati nei pressi di Mantova. In seguito la specie colonizzò altre zone, soprattutto nella Pianura Padana. In Piemonte la rana toro iniziò ad essere allevata negli anni '80 nel Novarese e nell'Astigiano, ma presto si verificarono fughe dagli allevamenti; la specie tende a colonizzare bacini artificiali e stagni, mentre non si adatta alle risaie. La rana toro può dare problemi di competizione con altri anfibi autoctoni e fenomeni di predazione su anfibi e serpenti del gen. Natrix, pulcini di folaga e di Anatidae (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999).

La testuggine palustre dalle orecchie rosse (Trachemis scripta elegans) è stata venduta per lungo tempo quale animale d'affezione, a carico del quale si è verificato il fenomeno dell'abbandono che ha dato luogo alla colonizzazione di ambienti umidi, anche se non risulta ancora naturalizzato. Sembra che la presenza della Trachemis possa avere effetti negativi sull'autoctona Emys orbicularis (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999).

La minilepre o silvilago (Silvilagus floridanus) è originaria del Nord America ed è stata introdotta a scopo venatorio in Italia. La prima introduzione in Piemonte è avvenuta nel 1966 lungo le rive del Torrente Pellice, da cui si è poi diffusa anche grazie alle frequenti immissioni operate dalle Associazioni venatorie e dalle Province. L'effetto della naturalizzazione della silvilago si è evidenziato a carico delle attività agricole e selvicolturali e con l'aumento di rischi zoo-sanitari, in quanto potenziale serbatoio per la mixomatosi, che colpisce la minilepre in maniera benigna e provoca elevata mortalità nel coniglio selvatico (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999).

Lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) è stato introdotto nel 1948 in Piemonte quando furono liberate a Candiolo (TO) due coppie provenienti da Washington; da allora la specie si è molto diffusa fino ad occupare una superficie di 250-300 km2 delimitando un'area compresa tra Stupinigi, Racconigi e le zone di pianura del Pinerolese. La specie provoca un elevato impatto sulla biocenosi naturale e sulle attività agricole (danni ai pioppeti e alle colture cerealicole), ed in particolare entra in competizione con lo scoiattolo rosso autoctono (Sciurus vulgaris), grazie alle sue capacità di riproduzione maggiori, un migliore sfruttamento delle risorse, e una migliore capacità di sopravvivenza nei periodi di scarsità alimentare (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999). La specie è presente nel territorio del parco a monte di Moncalieri.

PDF Monitoraggio quantitavivo della popolazione di scoiattolo grigio (Sciurus carolioniensis) presente in Piemonte (2007)

La nutria (Myocastor coypus) è stata importata dal Sud America suo paese di origine all'Europa come animale da pelliccia a partire dagli anni '20; a seguito di fughe e rilasci volontari, la specie si è naturalizzata in molte zone costituendo popolazioni selvatiche.
In Piemonte la nutria è presente lungo il corso del Po e dei suoi affluenti con popolazioni più o meno consistenti. Gli animali preferiscono i corpi idrici ad acque tranquille come laghi, canali, paludi, tratti planiziali di fiumi. L'impatto della presenza di una colonia di nutrie si rileva a danno della vegetazione acquatica (Thypha spp., Phragmites australis, Carex spp., Juncus spp., Nymphaea alba, Nuphar lutea, Iris pseudocorus, Salix spp.), della quale determina la quasi totale scomparsa; in alcuni periodi dell'anno possono effettuare incursioni in zone agricole con danni alle colture di mais, frumento, riso e barbabietola. Inoltre è verificato il disturbo, se non addirittura la predazione, a carico delle nidiate di avifauna acquatica (gallinella d'acqua, svasso maggiore, sterna comune). Ulteriori problemi possono essere creati dalle nutrie agli argini, a causa dell'escavazione in queste strutture di cunicoli adibiti a tane che possono metterne a rischio la stabilità (Bertolino, Riv. Piem. St. Nat., 20, 1999).

Minilepre
Minilepre
(foto di: Fabrizio Aimo)
Minilepre
Minilepre
(foto di: Roberto Ostellino)
Nutria
Nutria
(foto di: Arianna Giusta)
Nutria
Nutria
(foto di: Arianna Giusta)
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